الخميس، 14 يناير 2016

spazio-مقتبسات

la scrittura crea uno spazio mentale in cui vivono i concetti (pensiero) che trovano concretizzazione nello spazio della pagina

la differenza del luogo lo spazio e' un ambiente elettronico... . lo spazio ha dimensioni illimitate

distinzione tra soggettività e oggettività diventa marcata, il soggetto e' concepito come l'ordinatore della realtà, che si rende disponibile ad essere teorizzata e rappresentata. la nascita della prospettiva .. sono l'espressione tangibile di questa attitudine a concepire l'esperienza in modo razionale e comunque riferita al soggetto ordinatore

la prospettiva intende indurre un efetto di profondita . e lo fa applicando norme razionali e matematiche , ottiene una defnizione continua e unitaria della profondita, che mette in corrispondenza spazio reale e spazio figurato.

l'esperienza della prospettiva , istituiscono per cosi dire il soggetto che guarda, nel senso che lo obbligano, affinché possa veramente cogliere il quadro nella complessità della sua costruzione ed avere un potente effetto di verosimiglianza, a piazzarsi in un definito punto dello spazio reale per mirare il rappresentato. solo da questo punto dello spazio reale per mirare il rappresentato. solo da questo luogo , all';occorrenza un punto fisso monoculare e immobile a cui il soggetto si deve ridurre, il quadro diventa visibile nella sua costruzione. la cosa da notare e' che e' possibile determinare il luogo da cui il soggetto deve guardare il quadro solo a partire da quadro: in riferimento alla determinazione nel quadro del punto di fuga che la posizione del soggetto si determina

la riduzione spazio-temporale del mondo a seguito dell'avvento di strumenti di comunicazione ... causa l'avvertimento della necessita di sviluppare una sensibilità percettiva e una attitudine cognitiva del tutto inedita per fronte alle istanze di un universo socio-culturale divenuto meno sicuro nei suoi fondamenti... e sono ad esempio i futuristi all'inizio del novecento ad individuare nella velocità cio nell'appiattimento di passato e futuro sul presente, la caratteristica fondamentale di un era, per loro nuova ed esaltante perché liberava il uomo dai vincoli della tradizione e consentiva l'esplorazione di forme inedite di creatività. e ancora loro i futuristi ipotizzavano l'avvento di una epoca in cui sarebbe stato impossibile distinguere con nettezza ciò che costituisce una persona e ciò che costituisce una macchina.


la tecnologia acquista una capacita di favorire la nascita di quella mente connettiva (), di cui parla derrick de  kerckove, che consente la piena realizzazione delle istanze individuali. la rete forma una specie di mente superindiviudale che viene a costituirsi con il singolo contributo delle menti individuali che mettono in comune il loro pensiero, accettando di interconnetteteli con quelli altrui nello spazio virtuale della ragnatela mondiale. la connettività dice de kerckhove- e' essenzialmente lo stare in relazione con altre menti, con i loro pensieri, le loro fantasie, le loro emozioni

comunità significa che esiste il luogo in cui si attua la costituzione delle persone che compiendo degli atti comunicativi costituiscono lo spazio comune che e' la società.

https://books.google.jo/books?id=xeamoIAVgj8C&printsec=frontcover&dq=Insegnare+ed+apprendere+in+rete

Come si può coniugare e trovare un equilibrio fra la necessità di vivere nel corpo e nella realtà, e questa nuova dimensione virtuale?
I pittori e gli architetti del Rinascimento non hanno creato opere, bensì un rapporto con la nuova realtà. La prospettiva è una nuova relazione con il reale: in altri termini, personaggi come Alberti, e altri artisti italiani a Roma, prima di costruire edifici e prima che Brunelleschi realizzasse i suoi capolavori, hanno tentato con la prospettiva di ricostruire la realtà matematicamente, attraverso la geometria. Oggi occorre accingersi alla medesima impresa, ma al livello di prospettiva stereoscopica, vale a dire di una prospettiva che sia al contempo quella dello spazio reale, come nel Quattrocento, e d'altro canto quella del tempo reale, del "live". Bisogna fare in modo che le due cose convergano per dar vita a una prospettiva stereoscopica, e in quel momento potremo ritrovarci nella mondializzazione, così come nella realtà. Il reale non è mai dato, ma viene sempre costruito. Il senso della realtà è qualcosa che si apprende, che si eredita, e che poi si modifica, e così via. Oggi siamo in una fase di modificazione della realtà, che viene accelerata per mezzo delle tecnologie e al contempo incrementata. Bisognerà costruire quel tipo di realtà, e gli architetti sono in ottime condizioni per farlo. Ma prima di costruire le case sarà necessario che ricostruiscano il reale insieme ad altri specialisti, perché evidentemente non è compito dei soli architetti

Lei ha parlato di una realtà composta di materia, massa, energia e informazione. Cosa intende dire?
La materia ha tre dimensioni, non nel senso di superficie o di volume, o meglio non solo in questo senso. In fisica, le tre dimensioni della materia sono la massa, l'energia e l'informazione. Ora, gli architetti hanno plasmato la massa fin dalla notte dei tempi, con le costruzioni megalitiche, le piramidi, e tutta la storia dell'architettura. Hanno applicato l'idraulica e la balistica, e perciò nel caso tanto del ponte del Gard quanto degli acquedotti romani e delle fortezze, hanno lavorato con l'energia, ad esempio l'energia dell'acqua con tutti i problemi connessi alla capillarità e al deflusso, fino a Galileo, ai piani inclinati eccetera. Allo stesso modo hanno impiegato la balistica, poi naturalmente l'elettricità, ad esempio per affrontare problemi di climatizzazione, e infine l'energia come la si conosce oggi. Come ho detto, la terza dimensione dopo la massa e l'energia è l'informazione, che l'architettura non ha ancora realmente adoperato. Se prendiamo una cattedrale, essa costituisce un mezzo di comunicazione di massa. Nel Medioevo si trasmettevano informazioni attraverso le sue vetrate, le sculture, i tappeti, i mosaici come quello di Ravenna. Ma si tratta di un'informazione fissa, statica, perenne, che non si rinnova se non per opera del linguaggio e dei canti. Oggi, invece, stiamo entrando in un'epoca in cui l'informazione è attiva e interattiva, vale a dire che non si tratta soltanto di affreschi sui muri, di sculture nelle nicchie o di vetrate, ma di un luogo di azione e di interazione. Perciò l'architetto deve applicarsi a questa terza dimensione; resta sempre la massa, in quanto l'edificio ha una sua densità, resta l'energia in quanto esso è climatizzato e illuminato artificialmente, ma ormai l'informazione è interattiva, non più passiva come quella degli affreschi e delle sculture. Io credo che tale discorso non sia ancora stato recepito dagli architetti, ed è questo, che gli architetti intendono quando dicono: "l'architettura ha molto in comune col cinema".



Ci vuole spiegare il concetto di "media-building" di palazzo mediale a proposito della necessità che gli edifici si trasformino in mass media?
L'architettura è fondamentalmente legata all'idea di alloggio, ossia alla funzione dell'abitare. Ora, la funzione abitativa è stata soppiantata oggigiorno da quella dell'informazione, come dimostrano i "media-building", numerosissimi a Shanghai, la città dove se ne contano di più, e poi c'è Time Square, una piazza che si può già chiamare un "media-building". Sono luoghi dove la funzione dell'informazione prevale su quella dell'abitazione. Perché avviene questo? Perché in questo modo la redditività è garantita. Ad esempio, il costo di un ufficio o di un appartamento o la redditività di un edificio non hanno nulla a che vedere con i costi della ritrasmissione di programmi televisivi. Il costo dell'informazione è così alto che per mezzo di essa si può rendere redditizio un fabbricato molto più in fretta che tramite l'abitazione. Siamo dunque di fronte a un nuovo profilo dell'architettura, ovvero quello dell'affissione. L'architettura deve alloggiare meno persone e funzioni che informazione, ma si tratta di un'informazione di dimensioni urbane, non è più soltanto il piccolo schermo o il telefono portatile. E' un'informazione collettiva, e io credo che qui stia il germe di una trasformazione dell'architettura e della città, di cui si ha un esempio in un "media-building" di cui nessuno parla e che è veramente stereoreale: lo stadio. Lo Stade de France, dove si è giocata la finale dei mondiali di calcio, è un "media-building" in cui i grandi schermi sono tanto importanti quanto le gradinate, e la ritrasmissione televisiva dell'azione che si svolge nello stadio stesso è una fonte di finanziamento tanto quanto la vendita dei biglietti. Ecco dunque una funzione di informazione che sta per sopravanzare quella di abitazione, e al limite non ci sarà più pubblico nello stadio quando si arriverà a diffondere le immagini nel mondo intero. Qui insomma si fanno i giochi, e così è il "media-building": un edificio che alloggia preferibilmente informazione piuttosto che abitazione, di qualunque tipo questa sia.
http://www.repubblica.it/online/internet/mediamente/virilio/virilio.html

I concetti, infatti, assumono le stesse caratteristiche degli oggetti nello spazio: sono esterni gli uni agli altri; sono stabili, essendo creati in base al loro modello; infine, il loro insieme costituisce il “mondo intelligibile”. ...

... . L’origine comune tra “intellettualità” e “materialità” va ricercata, dunque, nella realtà dello spazio. La percezione porta alla luce i corpi, le loro qualità e con essi lo spazio: noi supponiamo che la materia si estende nello spazio.
Qual è allora la natura dello spazio? L’estensione è forse una “qualità” delle cose, una sorta di “qualità delle qualità”? Oppure le qualità sono per essenza inestese e l’estensione è qualcosa che vi si aggiunge? Lo spazio ha un carattere “relativo” oppure è un “assoluto”?

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Lo spazio è un principio di differenziazione che permette di distinguere l’una dall’altra più sensazioni identiche e simultanee; l’uomo gode della facoltà di concepire «una realtà senza qualità», una realtà omogenea, di ordine differente rispetto alla realtà eterogenea delle qualità sensibili. Questo è quanto Kant «ha messo bene in luce» ma «la spiegazione del fatto», sostiene Bergson, andrebbe ricercata «in una direzione del tutto diversa da quella di Kant»
 La nostra facoltà di pensare ritrova nella materia tutte quelle “proprietà” in precedenza depositatevi dalla nostra facoltà di percepire; la materia, dunque, si piega docilmente ai nostri ragionamenti perché della realtà cogliamo solo la rifrazione attraverso le forme della nostra facoltà di percepire. Arbitrariamente supponiamo che la realtà sia divisibile, perché poniamo al di sotto di essa un mezzo vuoto omogeneo che facilita le nostre scomposizioni; tuttavia, ogni divisione della materia in corpi e qualità indipendenti è artificiale, in quanto deriva dalle necessità della vita

Nell’ordine geometrico, tutte le operazioni dell’intelligenza presuppongono una rappresentazione geometrica, immanente alla rappresentazione dello spazio; lo stesso ordine lo si ritrova immanente alla materia perché la materialità presenta tutto ciò che occorre per rientrare negli schemi dell’intelligenza. La reciprocità deriva direttamente dal principio di utilità, dalla natura pratica dell’intelligenza stessa.

Nel soggetto conoscente intervengono contemporaneamente le immagini percepite, le immagini apportate dalla memoria e i generi costruiti dall’intelletto. Percezione, rappresentazione e intellezione rientrano nel medesimo circuito.

http://www.consecutio.org/2013/04/percezione-rappresentazione-e-memoria-nella-filosofia-di-bergson/

Lo Spazio del Web può essere rappresentato attraverso forme diverse di mappe (come quella concettuale dei siti e dei loro link per categorie, o quella fisica delle dorsali e dei router) o può essere indicato attraverso metafore spaziali (navigare) ma non è "spazio" come noi lo intendiamo nel mondo reale! L'equivoco nasce dal confondere lo spazio misurato con quello vissuto. Il secondo è lo spazio in cui ci muoviamo, quello popolato di oggetti,"cose",sensazioni, dunque diverso ogni volta; l'altro (quello misurato) è una nostra invenzione, necessario per la sua utilità pratica è considerato dal senso comune il "vero" spazio. Il Web ci chiarisce quest'equivoco (se ci sforzassimo mentalmente di farlo) mostrando la sua natura di spazio non misurabile (in quanto esso non ha distanze) ma che esiste spazialmente in quanto esso è un luogo in cui noi "entriamo". Come spazio "insolito" esso ha regole del tutto differenti dal mondo reale. Per esempio una grossa differenza esiste nel rapporto tra esso e le cose che contiene: il mondo "contiene" le cose, nella rete sono le cose contenute a creare lo spazio. Per questo stesso motivo il web è infinito (ma non "infinitamente esteso"). Una bella metafora chiarisce il concetto: occorre pensare al web non come un contenitore da riempire, ma come un libro che si sta scrivendo.http://www.christianfusi.com/cf/articoli/arcipelagoweb.htm

"la nostra concezione dello spazio come contenitore vuoto suddiviso in una griglia astratta ed uniforme è utile per organizzare e manipolare le cose, ma non corrisponde all'esperienza quotidiana, nella quale lo spazio è piuttosto un complesso di luoghi dotati di carattere, significato e connotazioni emotive"

http://www.zeusnews.it/n.php?c=1472 





Ma da quando abbiamo iniziato a digitalizzare le nostre fonti di informazione e aggiunto gli hyperlink, l’informazione ha travalicato i confini della fisicità e ha cominciato a riassemblare se stessa in altre strutture, contemporaneamente e in modi diversi. La nostra mente, però, prova ancora a darle un senso spaziale, e usa appunto la memoria spaziale per organizzarla e tenere traccia di tutto questo, facendo uso alternativamente di rilevanze semantiche e posizioni spaziali per elaborare l’esperienza contestuale. Una ricerca di Andrew Dillon nel 2000 ha dimostrato questo comportamento. Dopo aver osservato utenti navigare tra le informazioni e ascoltando la loro descrizione dell’esperienza, ha osservato la fusione di “semantica” e “spazio”: “Separare completamente le due forme di rappresentazione è raro e un po’ artificiale per gli utenti di uno spazio informativo. Gli utenti si muovono da uno all’altro finché entrambi servono a soddisfare il desiderio di completare un’attività. In effetti, ha più senso pensare che gli utenti adottino un modello di informazione che sia costruito da entrambi”


https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0ahUKEwjJoeHikbnKAhVFonIKHc0eAikQFggcMAA&url=http%3A%2F%2Fiainstitute.org%2Fdocuments%2Ftranslations%2Fitalian%2Fgli-ingranaggi-del-contesto.doc&usg=AFQjCNF70ecinOHVCuyy6rriAuDIKbYNrw&sig2=86HEk4-ROhUjQspY8kdODA&bvm=bv.112064104,d.bGQ&cad=rja
 

Non solo abbiamo creato le condizioni per una comunità virtuale all’interno di un dominio pubblico nonlocale, ma siamo anche in grado di compiere il gesto più radicale: distribuire spazio e tempo, trasmettere architettura
http://www.cluster.eu/it/transmitting-architecture-the-transphysical-citytrasmettere-architettura-la-citta-transfisica/

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